VIALE TERZA ARMATA
I rami erano puliti e onnipotenti,
così il viale in salita, in silenzio,
come l'aria immobile che
circondava ogni domanda, per
quanti passi io compissi stretto
tra le case e le stanze, e i volti
di chi allora sorrideva e parlava
come se l'estate fosse ogni cosa.
EPITAFFIO PER VINICIO
Vinicio, caro amico d'infanzia,
le onde giungono a riva e altre
rimangono al largo, come
su tutte lo stesso freddo,
la stessa oscurità di Piazzale Rosmini,
nella tua inconsolata desolazione
di freccia
avvelenata
suo malgrado.
Anche le onde più lontane, dei più
lontani oceani,
hanno una voce, un nome, un volto,
e forse anche le nostre parole lunghe
lunghe, le nostre allegrie di ragazzi,
e i nostri dolori,
forse qualcuno ancora ascolta.
RIONE
Lenti e nascosti come il muschio,
in errore da un lato
all'altro del cielo,
né acqua né terra,
le vie del rione si allineano senza fine,
come se una cicala fosse sempre sola
accanto a un campo.
PER UNA PORTA CHE SI STA CHIUDENDO
Non contare le pietre,
né i rami degli alberi:
ogni nave porta una rosa insonne
e le tue mani non sono
più lontane del vento.
I rami ora sono immobili
per una porta che si sta chiudendo.
STRADA
L'autunno è sceso su questa strada inebetita.
Dai portoni i vecchi si guardano
come lucertole fredde.
Nel peso del vento indugiano
le incomprensibili sillabe del cielo.
ESILIO
Innocente è la notte,
e innocente è il mare
incrociato di venti
e di gabbiani:
alti, muti voli
- di esilio e di condanna,
rimpianto proteso...
BIANCHI CAVALLI
Tace il fiume nella mano della notte.
Tacciono i bianchi cavalli affacciati
sulle onde colme di stelle.
Tace il vento.
Una fredda tristezza sconsola
gli occhi dei bianchi cavalli:
l'inesorabile presagio delle nebbie
è apparso nei loro pascoli.
SE PIOVEVA
Se pioveva, pioveva su tutto,
ogni punto della strada era bagnato,
ogni foglia, ogni ramo,
e certamente l'inquietudine
non ci chiedeva nulla, se non
il vento e le nubi basse,
o il vento immobile di colpo,
così il vento, la pioggia, il mare non
lo vedevamo,
e molte cose non vedevamo,
moltissime,
così eravamo folli e ciechi,
e inquieti.
OCEANO
Innumerevoli volte la fortuna
ha deposto preziose
conchiglie su questa
spiaggia; ma l'oceano
estende la sua tenebra
senza confini, e brulica
di spiagge senza speranza.
I PLATANI
Non dimenticherò i platani,
né l'ombra del fiume,
e il silenzio dei campi
e di queste strade deserte;
un mondo disegnato ed esule
come un sillabario di assenza,
un limite
così impreciso
da lasciarci privi di vita.
LAMPARE
La notte ha spento l'orizzonte,
e sui moli
aspre voci s'incrociano
alla luce dondolante dei fanali
e i motori ad uno ad uno
si affollano nel vento.
Splende ora di lontane lampare l'orizzonte,
e l'onda è deserta ai moli.
LASCIA CORRERE QUEL FIUME LAGGIÙ
Lascia correre quel fiume laggiù,
lascialo correre tra queste valli,
lascialo andare lontano,
che sia un respiro delle nostre anime.
COME UN FIATO ROVENTE
Le colline e il mare
scendono verso destra
come un volto che si gira,
o una palpebra che si
socchiude al profumo
dell'aria presente
come tutto è intatto tra gli alberi
e gli edifici di questa piazza,
o le nostre sillabe che non
lasciavano spazi liberi, e l'orizzonte
aderiva ai nostri visi come un fiato rovente,
una carezza d'immortalità.
CONTINENTE
Ogni spiaggia ha alle spalle un
continente che il mare abbandona,
come di onda in onda il profumo dei pini
si estingue nella scia a poppa delle navi.
Gli ufficiali accendono le
sigarette sul ponte di comando; parlano
fra loro come se non stesse
accadendo nulla, ma sanno che
il mare scorre sui fianchi della
nave e la prora avanza su acque sempre più profonde.
LA NOSTRA CACCIA
Il gabbiano in volo
non chiede che luce
e piccoli pesci nelle onde limpide;
la nostra caccia
è molto più lunga.
STELLE DI ORIONE
Stelle di Orione che mio padre
m'insegnò in cieli tersi di gelo
apparite tuttora nella vostra vasta posizione
immediata presenza di possenti astri,
mio padre parlava del cacciatore
e del suo cane, ma la notte intatta
teneva immobile ogni cosa
di quante altre notti innumerevoli notti
le stelle di Orione immortali sulla
periferia deserta dove la fortuna
è variamente distribuita, su città,
terre, fiumi che guardano Orione,
e nei passi più solitari dei più diversi anni,
sulle vicende dei visi, sulle parole taciute,
urlate, le bestemmie, le condanne,
su quanto ancora qui vive
le stelle di Orione.
TRA I DUE PONTI
Non servono le piogge,
quei ponti sono lontani,
potrei parlare per ore, per giorni,
esistono cose più lontane di quei ponti?
ci sorprendono come vogliono,
non chiedono fiumi, o profonde valli,
o grandi spazi, i giorni si addossano vicini,
le parole ci vengono dette in faccia,
noi guardiamo in faccia,
quei ponti salutano tutti i venti.
Limiti immersi, per reliquie patite,
vincitori e vinti, qui o altrove.
LE UMANE SORTI
Le umane sorti dischiuse
una risposta
a quanti da millenni s'interrogano
(o a quanti soffrono?).
Enigma la verità o il dolore?
Il paradiso perduto vedeva
leoni mansueti e immortali,
e immortali e felici l'uomo
e la donna, cari a Dio,
il castigo fu il dolore non l'ignoranza.
Avessi qui davanti
il più illustre dei nostri filosofi
sceglierebbe di morire tra tormenti atroci
in possesso della verità a lui finalmente svelata
o preferirebbe venire a cena con me ignoranti
tutti e due?
Sceglierebbe la verità
o dissetare sua figlia morente?
IL PROGETTO
Il viaggio, questo viaggio,
ci è stato imposto? E’ bello, inutile?
Di inutile nulla, atrocità sì.
Bisogna attendere?
Ottenere poteri assoluti, riportare le belve a
nutrirsi di erba e di gioia, abolire dolore
malattie e morte.
E le nascite?
Afrodite, bellissima sempre, sempre gioca con
Marte, ingelosisce Giunone, incontra Dioniso,
così tu con Piera in eterno bella e giovane,
tra cinque miliardi di anni il sole non terminerà la sua
vita, rimarrà anche lui giovane e bello in eterno,
i fiumi non tracimeranno mai,
né più terremoti, e non più nuovi monti,
tutto così com’è ora, in eterno, anche gli attori in TV,
i politici, i calciatori, sempre gli stessi,
eterni e coetanei, e felici di vivere,
felici i poeti di poetare in eterno, felici
i cavalli di galoppare in eterno, i delfini
felici di nuotare in eterno,
nessuno ha bisogno mai del nostro aiuto,
nessuno ha più paura,
nessuno ha coraggio,
ogni desiderio è appagato,
i bambini giocano in eterno nell’amore di mamma e papà,
Sofocle sta scrivendo la sua quattromiladuecentoventiseiesima tragedia,
non moriremo più,
non soffriremo più.
SOLTANTO
L’alfiere vigila le diagonali l’insonne alfiere,
le diagonali dell’alfiere,
che nulla sa di re, regine, torri,
la casa accanto, la ferrovia, la casa di fronte,
non è altrove l’eternità,
non ha segreti, né tappeti migliori dei nostri,
né soffre meno.
Abbiamo deriso Dio, sputato su di Lui, flagellato, denudato, crocifisso.
Non è poco.
E fosse stato
soltanto
un uomo, un cane, un verme
IRRICONOSCIBILE
Le campane non hanno più ritorno
il mare parla come un'anima uccisa
nulla è più riconoscibile
- ogni pietra di ogni muro
al cuore ...
LA TORRE
Dalla torre scende una lunga assenza
indimenticata
e le luci del portico
si allentano di stagione conclusa.
Davanti a noi i moli
che esiliano le navi e gli
equipaggi sul mare popolato fin
negli abissi.
RAMI
Un richiamo come
ogni istante appariva al
limitare dei viali e
dei ricordi,
poi immobile sul marmo
del piazzale a mezza costa
del colle, dove le finestre illuminate
ospitavano quiete e gioia
che si fermava senza quiete
tra rami e verità.
VISTI TROPPI
I moribondi implorerebbero ogni
cosa per vedere ancora un tramonto,
i reclusi sarebbero sopraffatti,
noi nemmeno guardiamo, eppure
al tramonto i remi sono d'oro,
d'oro sono le nostre pupille,
d'oro i nostri pensieri,
ogni rumore, ogni parola si disperde
nel silenzio di quella luce senza regole,
da ogni lato, sopra ogni visibile oggetto.
Ne abbiamo certamente visti troppi,
i giorni per noi sono nulla,
bolle d'aria nel paese dei venti,
il lido affiora che separa
le inerti acque delle paludi
dal frangente mare.
LE TUE SPALLE
Le spiagge raccolgono tutto,
alghe, conchiglie, cadaveri,
non sanno scegliere, non distinguono un
anno dall'altro,
né il secolo, o il millennio,
cosa cerchiamo sulle spiagge?
il canto/rumore del mare
non ha nessuna autonomia,
né la pioggia, né il sole,
né i granelli infiniti che le onde o il
vento mutano di luogo o portano lontano,
le tue spalle hanno memoria,
e io ho memoria di loro,
quante spiagge avrei cancellato dal mondo
per una carezza sulle tue spalle?
e appoggiare il viso sulle tue spalle,
che le nostre cieche spiagge dimenticheranno.
LAOCOONTE NEL SOLE
Sarà sempre come Laocoonte nel sole
ogni ronzio d'api, ogni
afa di piazza, ogni albero
immobile nell'estate, di
quante estati invincibilmente protese
da questi colli al mare,
da queste ripide vie al mare,
da queste case di ombre geometriche,
di questa aria densa e inquieta,
perché lì in fondo si allontana
il mare, il cui canto ci raggiunge,
e raggiungerà sempre questi colli
dove la vita è ferma per
sempre, come una preda esuberante,
indomabile.
UN TULIPANO NERO PER AIACE
Una rosa rossa per i Lancaster
una rosa bianca per gli York
un garofano per Craxi
una margherita per Rutelli
camelie per la signora
girasoli per van Gogh
un tulipano nero per Aiace
ghirlande di salice per Ofelia
ninfee per Monet
un basso ramo di pino per Saba
una ginestra per Leopardi
un tulipano nero per Aiace
tutti i fiori di Mosca per Stalin
nessun fiore rimase per Prokofiev
un bouquet per Olympia
un fiore in bocca
per un caffè notturno.
EN PASSANT
Come giocattoli allineati,
ma i giocattoli hanno consuetudini proprie,
qualcuno li dipinge, e rimangono dipinti,
qualcuno li carica, e si muovono,
qualcuno li rompe, e rimangono in pezzi,
qualcuno li ricorda, ma i giocattoli non lo sanno,
l'apparente allegria e la vera,
l'apparente gioia e la vera,
e gioie che non appaiono,
dolori che non appaiono,
poi va meglio, e poi?
quel disoccupato intervistato in TV
si è dato fuoco, quella malata terminale
aveva chiesto ai giudici di poter morire,
guarda il cigno fin che nuota,
la volpe fin che scappa,
e, en passant, guardati allo specchio,
ma non con occhi di cigno,
l'innocenza lasciala fuori.
PERBENE
Da quale orizzonte o pertugio
come cani e iene e sciacalli e vermi
senza pietà e ritegno scogli e pietre
né spazio né misura così questo è perbene e anche
questo è perbene e anche questo
è perbene e anche questo e anche questo
sì siamo perbene chiudiamo le finestre
perbene chiudiamo le porte perbene
come le cravatte e i passaporti perbene
e il cancro la pistola il ristorante la pelliccia
perbene
oggi abbiamo intervistato il serial killer
sconti del 30 percento 40 60 percento
regaliamo a tutti i bambini muniti di genitori
il semaforo è rosso il cane è rosso
il cazzo è rosso il sangue è rosso
la strada è rossa la fabbrica è rossa
il libro è rosso la vipera è rossa
le tette sono rosse la morte è rossa
ma tu sei un uomo! perbene
concludiamo il trattato come sordomuti
talpe nella terra.
COME DENTRO LE NUBI
Non su questo cielo
che si allontana di ogni nube richiusa
perché lontano si confondono
le piogge e la luce come i tuoi passi
qui al mio fianco o davanti ai miei occhi
che non saranno mai capaci di credere
perché accade
come dentro le nubi dove non ho potere
accade
come tirare un remo una maniglia
come le nubi e la pioggia, e la luce
nelle nubi.
L'ATTESA
Era immobile ogni cosa,
ogni cosa per se stessa,
immobile la certezza,
né l'attesa era diversa,
nulla poteva aver fine,
non la luce che illumina l'aria,
non le parole, non i giorni,
non le immortali vie di questo colle.
ANIMATE E INANIMATE COSE
So che dovrò abbandonare tutto ciò,
animate e inanimate cose,
né uno ha sorte diversa
e non contraria,
né limite,
né alcun limite,
né mai né per un istante
mai limite
ha alcuna animata
o inanimata cosa.
ABITUDINE (da SEDICI POESIE DI GUERRA)
Non sapevo che tutti dovevamo morire
e chiesi a mia madre, forse a
seguito di una inavvertita folgorazione, se
da grandi morivamo tutti.
Mia madre non mentì, ma io
rimbalzai sulla sua risposta e vivevo
senza distinguere i raggi del sole
dalle ore del giorno, distinguevo
i vecchi, i vecchi toglievano luce al giorno,
parlavano senza amore, non sapevo
che erano vicini alla morte, che erano
stati anche loro bambini con le corse
nel corpo e sul viso, non sapevo di essere
bambino, ero senza pensieri e nel sole,
con le parole piatte e inesauste, per questo dicevo
sempre la verità, tutti dicevano la verità,
che volava come una colomba nel cielo, sul davanzale,
nella stanza, nella cucina, anche di notte
quando scendevamo di corsa le scale
mentre suonavano le sirene dell'allarme,
e io non capivo la guerra, né la vita dei vecchi
o dei giovani, né il futuro o il passato, ero soltanto
abituato alle privazioni, alle bombe, al sole, ai vecchi.
LAMPI DI PORCO
La luce del mattino era sempre diversa
così capire era come scendere in una botola
"Non dimenticare il telefonino"
i pochi passi che separano dal garage
la riunione la segretaria il programma dei
corsi di riqualificazione a decidere assieme
sembra sempre che abbiano deciso gli altri
firmate le lettere - rientrare nel budget
"Quello farebbe meglio a prendersi una settimana di ferie"
ma di che ci lamentiamo?
ci sentiamo massificati?
troppa TV?
tutti in coda con le auto?
tutti le stesse canzoni?
tutti a fare shopping?
sarebbe meglio pascolare pecore? costruirci gli
utensili con le mani? essere tutti pensatori?
e chi ci vieta di pensare? chi ci vieta di consumare meno?
disprezzare la lavastoviglie
per nostalgia
di lavare i piatti con le mani
"Ieri ho comperato l'automobile per mia
figlia, una ce l'ha mio figlio, una mia moglie,
una io, ho proibito a tutti di
parlare di inquinamento"
lampi di porco balenavano nei suoi occhi.